I tre livelli del fenomeno dell’isolamento domestico – parte 1
Il fenomeno del cosiddetto “Barbonismo Domestico” è stato di recente al centro delle cronache del nostro paese anche per una serie di casi tragici che si sono verificati in alcune città italiane nelle quali situazioni disperate dal punto di vista igienico sanitario sono venute alla luce purtroppo solo in seguito alla scoperta della morte di una persona in stato di completo abbandono seppure tra le quattro mura di casa, ovviamente troppo tardi per qualunque genere di supporto efficace.
Casi che hanno sconvolto vicini di casa e conoscenti e che impressionano sempre molto l’opinione pubblica che rimane colpita senza però poter immaginare le reali proporzioni di un fenomeno molto più diffuso di quanto si creda e del quale, quantomeno, oggi si riesce a discutere e trattare senza tabù, anche grazie alla tardiva ma efficace rappresentazione mediatica dello stesso (docufiction, inchieste, servizi giornalistici) fino a qualche anno fa del tutto inesistente.
La Cmz interviene in casi di “Barbonismo Domestico” in tutta la Lombardia, e in particolar modo nelle province di Milano, Monza e Lecco, grazie alla sua alta specializzazione in trattamenti di pulizie, sanificazione e sgomberi speciali, e alla presenza di un team di professionisti completo e ben assortito, capace di affiancare e supportare il cliente anche dal punto di vista giuridico e nell’accompagnamento psicologico allo svolgimento dell’intervento.
Negli ultimi anni sono conseguentemente divenuti numerosi gli studi di professionisti sul tema, così come le tesi universitarie dedicate all’approfondimento di alcuni aspetti o veri e propri trattati psicologici realizzati da esperti in materia sulla base di svariate decine di migliaia di casi affrontati e trattati in tutti i paesi economicamente sviluppati e che, sempre più di frequente, vengono drammaticamente allo scoperto.
Questi studi hanno identificato tre diversi livelli, definiti “dimensioni”, di cause, caratteristiche e contesti differenti che contraddistinguono le casistiche che più di frequente si riscontrano nei soggetti affetti da disposofobia o sindrome da isolamento domestico, e che vanno ben analizzati e studiti per intervenire in maniera efficace e risolutiva
Il primo livello è quello di ambito familiare, tratto che caratterizza quasi tutti i casi presi in carico da Asl e Servizi Sociali, ovvero quello dell’isolamento dal contesto parentale e sociale. Si tratta quindi in larga parte di soggetti adulti o anziani che vivono soli in quanto sono nubili/celibi o a seguito della scomparsa, recente o meno, del coniuge/compagno (spesso l’evento traumatico scatenante della patologia).
L’inesistenza, l’insufficienza o l’improvvisa interruzione di forti legami affettivi, e dunque la solitudine consolidata o improvvisa e mai sperimentata per un lungo periodo dall’individuo. sono situazioni capaci di sconvolgere l’equilibrio del soggetto; quasi sempre è questo il “punto di non ritorno” dal quale ha avvio quell lungo percorso di degrado interiore della persona che finisce poi per avere effetti inevitabili sul suo ambiente di vita.
Senz’altro meno frequenti sono i casi di interi gruppi familiari affetti da sindrome da “Barbonismo Domestico”, e nella maggioranza dei casi quando il problema affligge l’intera famiglia (che sia una coppia, o genitore anziano/figlio maturo) si tratta di soggetti già in cura per altre patologie psichiatriche o talvolta affetti da lieve o più grave disabilità fisica che rende uno dei due soggetti più “dipendente” e quasi simbiotico rispetto all’altro.
Spesso accade che l’invecchiamento, e le relative conseguenze sul fisico del genitore in una coppia genitore-figlio, o la recente perdita di un congiunto, vanno a spezzare un equilibrio già precario che conduce, in casi come questi, ad un rapido peggioramento delle condizioni dei restanti membri della famiglia.
La seconda dimensione è quella che invece viene definita “economica e sociale”, ovvero l’inserimento o, al contrario, l’esclusione da un determinato contesto capace di indurre all’isolamento sociale e relazionale e creare dunque le condizioni che favoriscono l’insorgere del “Barbonismo Domestico”.
Soprattutto in l’età adulta, la comparsa del fenomeno è favorita da una manifesta povertà relazionale che diventa piano piano una condizione di esclusione sociale, spesso volontaria e “cercata”, e con il tempo di completa emarginazione.
La famiglia è dunque quasi del tutto assente sia nei livelli di parentela più stretti che in quelli secondari, e in ogni caso non riesce a costituire una reale rete di supporto valida per le persone affette da tale disturbo.
I casi oscillano tra situazioni, quasi agli antipodi, nelle quali alcuni parenti sono stati allontanati perchè hanno provato ad affrontare il problema e altri, al contrario, invece si sono “tirati indietro” proprio nel momento in cui si sono resi conto della gravità della situazione del proprio congiunto; spesso sono proprio i familiari ad attivare il supporto dei servizi sociali nel momento in cui si accorgono di essere inadeguati alla gravità del caso.
In molti casi ad alzare il velo sulla realtà sono i vicini di casa che, più spesso per la vivibilità del condominio e per i disagi sofferti che per puro “spirito caritatevole”, si vedono costretti loro malgrado a chiedere l’intervento dell’Asl o addirittura delle forze dell’ordine.