Un numero significativo, tra i 200 e 300 sopralluoghi svolti in un anno per situazioni di degrado abitativo, “barbonismo domestico” e accumulo compulsivo, con una costante crescita nell’ultimo quinquennio e con ulteriore aumento atteso a seguito dell’aggravarsi di molte situazioni di questo genere a causa della pandemia che ha isolato ulteriormente i soggetti più fragili.
Sono questi i dati che emergono da alcuni recenti informative rilasciate da membri autorevoli dell’Azienda Sanitaria di Milano e Provincia, sempre più impegnata con il suo “Servizio di Igiene Pubblica” nella gestione di questa tipologia di casi, soprattutto per situazioni già arrivate oltre i limiti di sopportazione e segnalate da vicini e parenti di chi vive in queste condizioni, situazioni che sovente diventano note solo dopo fatti tragici che portano alla luce vicende oramai irrimediabili nel totale abbandono e nella solitudine più completa.
Interventi congiunti, che possono riguardare e coinvolgere figure professionali e squadre diverse, ma che nei casi più complessi arrivano a richiedere uno sforzo comune da parte di amministrazioni locali, forze dell’ordine, vigili del fuoco, fino agli assistenti sociali e al coinvolgimento dei veterinari che prendono in cura gli animali loro malgrado costretti a convivere, se sopravvissuti, nelle condizioni che abbiamo descritto.
Una “joint venture” che però non necessariamente riesce a garantire il raggiungimento del risultato atteso, perché spesso il soggetto colpito da isolamento domestico non vuole farsi aiutare e resiste ad ogni forma di supporto, fino ad un eventuale intervento forzato segue e accompagna il famigerato “Trattamento Sanitario Obbligatorio” finalizzato a tutelare la salute del soggetto e l’incolumità della salute pubblica.
Solo due anni fa un’anziana signora venne trovata in condizioni serie di salute dopo oltre 10 giorni dalla sua scomparsa da casa, salvata dai Vigili del Fuoco dopo alcune segnalazioni; questa persona era proprietaria di ben tre appartamenti nello stesso caseggiato ma tutti e tre totalmente invasi da rifiuti e vecchi oggetti accatastati di ogni genere e man mano diventati invivibili, ma nessuno tra i vicini aveva segnalato la situazione e addirittura il portiere, con guardiola proprio di fronte ad uno degli alloggi, ha affermato di non essersi mai accorto di nulla; in un caso analogo un’altra persona colpita da accumulo compulsivo aveva addirittura abbandonato casa per vivere in affitto nello stesso stabile, si, ma in un box nel quale aveva comunque ricominciato a stipare ogni genere di oggetto.
La Sindrome di Diogene, o “Barbonismo Domestico” è appunto una grave forma di patologia che fa sì che le persone che ne vengono colpite trattengano in casa ogni genere di oggetto, con il pensiero iniziale di trarne qualche forma di utilità o per l’incapacità a separarsi dalle cose, finanche la spazzatura, gli oggetti rotti fino ad arrivare addirittura ad elementi che si deteriorano generando miasmi e liquami, fino all’estremo passo della “conservazione” dei propri rifiuti corporei, come in molti casi di isolamento domestico e accumulo compulsivo trattati dalla Cmz a Milano e Monza negli ultimi mesi.
Casi per i quali l’intervento di pulizia e sgombero viene richiesto dai parenti della persona in difficoltà, ma spesso su segnalazione pressante dei vicini di casa oramai esasperati dai disagi, ancor più quando l’appartamento si trova in condominio; in casi del genere i cattivi odori, il proliferare d’insetti e roditori, e la condizione generale di insicurezza per il progressivo degrado degli impianti igienici, idraulici ed elettrici, con i rischi del caso, vengono percepiti come un gravo pericolo oltre la soglia tollerabile.
Tra i casi più estremi e complessi quello di chi utilizza i balconi come vera e propria piccionaia, col risultato che i volatili, dopo avere familiarizzato con l’ambiente domestico, siano arrivati a colonizzarlo in ogni anfratto, o case che sono arrivate ad ospitare fino a 40 gatti in condizioni igieniche disperate e con gravissime ripercussioni sulla salute dei quadrupedi, dai quali però la proprietaria non era in grado di separarsi ma neppure di prendersene cura in maniera minimamente corretta.
L’Università Statale di Milano negli anni passati ha disposto dei campionamenti dell’aria “raccolta” in circa una trentina di appartamenti di accumulatori seriali; da questa analisi è emerso in modo chiaro come in questi ambienti siano presenti elementi inquinanti e muffe in misura di gran lunga superiori rispetto a quelli di abitazioni “normali”, la prova evidente che per chi vive in queste condizioni aumenta significativamente anche il rischio di patologie respiratorie.
Immaginate un appartamento buio, nel quale le tapparelle non vengono sollevate da mesi e le finestre restano chiuse anche nei mesi estivi, nel quale il soggetto colpito dalla patologia vive oramai immerso ed assuefatto ad un tanfo che è un misto di sporco pesante, muffa, polvere e umidità oramai permeato in ogni anfratto e che si avverte distintamente parecchi metri prima di varcare la soglia di casa anche a porta chiusa, talvolta già dal portone d’ingresso ; la Cmz si è occupata con successo di molti casi di Barbonismo Domestico a Milano e in tutta la Lombardia, ma anche in diverse altre regioni del Nord Italia.